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Pietra Simona
Scavata da antichi organismi su remoti fondali, la pietra simona è stata a lungo sinonimo di presenza federiciana; materia prima per artisti e scalpellini, in valle ha sempre rivestito un ruolo di notevole importanza.
Scavata da antichi organismi su remoti fondali, la pietra simona è stata a lungo sinonimo di presenza federiciana; materia prima per artisti e scalpellini, in valle ha sempre rivestito un ruolo di notevole importanza.
La cartografia geologica la indica come "Membro della Pietra Simona", che appartiene alla formazione del Conglomerato del Dosso di Galli del Permiano Inferiore medio-tardo. Litologicamente si tratta di arenarie fini passanti e siltiti micacee di colore rosso scuro, organizzate in strati e banchi maldefiniti; esse si contraddistinguono per la presenza delle cosiddette "budellature", ovvero per le tracce lasciate da organismi mangiatori di limo (detti appunto "limivori") simili a lombrichi che, quando queste rocce erano ancora dei sedimenti sciolti, si muovevano al loro interno. Gli scalpellini distinguevano tre tipologie di pietra simona: la dura, la semidura e la tenera; la compagine dura è formata da muscovite, quarzo, cemento argilloso-ematitico con feldspato, clorite, biotite e subordinati, tormalina, zircone, epidoto, magnetite e apatite; la compagine tenera, più bioturbata, contiene meno quarzo e feldspato. La pietra simona affiora principalmente in Località Simoni, sulla collina di Luine tra Boario e Gorzone. La cava di maggiori dimensioni - soprattutto per quanto riguarda l’altezza del fronte di scavo - si trova appunto sul rilievo di Luine, vicina alla Chiesa di S. Rocco.
ApprofondisciA lungo si è erroneamente ritenuto che il nome della pietra simona fosse stato introdotto nel 1855 dal geologo e paleontologo Giulio Curioni, mentre recenti ritrovamenti consentono di stabilire con certezza che all'epoca il nome fosse già in uso. Esso deriva con ogni probabilità da "Simone", nome di una località nei pressi di Luine. Nei secoli passati, la pietra simona era il simbolo della nobile famiglia Federici, che ne promosse l'uso con intento politico e rappresentativo almeno fino alla metà del Quattrocento. Le cave di pietra simona erano ubicate in particolar modo nell'area di Luine (famiglie Gelpi e Marini) e di Corna di Darfo (dove è emersa la figura del tagliapietre Bernardo Galizzi e dei gestori Bortolotti). Tre le opere di rilievo nelle quali è stata impiegata si annoverano il Cimitero Monumentale di Milano, il monumento ad Arnaldo da Brescia (1882) e quello a Giuseppe Garibaldi (1885). Si noti inoltre l'utilizzo della simona come pietra da costruzione per il Ponte sul Dezzo, sempre nel XIX secolo.
ApprofondisciPer storia e tradizione, la pietra simona può essere definita quale pietra camuna per eccellenza. Essa non solo permette di riscoprire radici profonde di un luogo, ma anche di recuperare manufatti di un tempo, come fontane e portali. Nel racconto dei testimoni, la pietra simona è sia materia prima d'artista che oggetto di lavoro di scalpellino.
Raffaele Amoruso rivive i ricordi d'infanzia
tra le cave di famiglia, a Luine
Raffaele Amoruso distingue tre tipi
di pietra simona e ne racconta gli usi
I vecchi ferri e i luoghi del mestiere
descritti da Amoruso
Cercare storie di cave e scalpellini significa anche inseguire curiosi aneddoti, date e pagine di documenti tra archivi locali e remoti. La ricerca storica del progetto LA MEMORIA DELLE PIETRE - a cura di Alberto Bianchi - ha consultato svariate fonti, portando alla luce diverse tipologie di materiali: dalle fotografie d'epoca alle mappe, dalle illustrazioni a tema alle carte di amministrazioni e regni che furono...
Un'interessante selezione di tale immenso patrimonio di memoria collettiva viene quindi restituita in questa pagina, fornendo un ulteriore livello d’approfondimento e consultazione dei contenuti relativi alla pietra simona.