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Nero Venato
Scuro dalle striature chiare, incredibilmente lucido ed elegante, il nero venato ha rappresentato una breve ma intensa illusione redditizia, per poi sprofondare in un oblìo di calcari e calciti.
Scuro dalle striature chiare, incredibilmente lucido ed elegante, il nero venato ha rappresentato una breve ma intensa illusione redditizia, per poi sprofondare in un oblìo di calcari e calciti.
Il nero venato è un calcare scuro con venature di calcite bianca che creano un notevole effetto cromatico, soprattutto sulle superfici lucidate.
Rocce calcaree con queste caratteristiche si trovano principalmente nella formazione geologica del Calcare di Pratotondo (Lozio, Cerveno, Losine, Ossimo) e localmente nella formazione del Calcare di Angolo (Losine, Malegno, Angolo Terme).
Il nero venato è stato utilizzato in particolar modo quale pietra ornamentale in lastre per rivestimento e per opere in ambito religioso (altari, lapidi, acquasantiere), mentre in tempi più recenti si è avuto anche un utilizzo per ricavarne graniglia volta alla produzione di marmette.
Non si sono finora ritrovati documenti antecedenti al XIX secolo riguardanti esplicitamente il nero venato. Alcune notizie sull'uso della pietra nera e nera venata fanno riferimento alle pavimentazioni di chiese dell'alta valle, nelle quali il nero era "accostato" in quadrini al marmo bianco di Vezza (come nel caso della chiesa di Incudine).
Per le cave oggi note, la documentazione proveniente dall'Ufficio Minerario di Bergamo attesta lo sfruttamento dei siti da parte di diverse società di estrazione, tra cui la Mecca & Fasoli (di Milano), la Graniglie di Valle Camonica (di Breno), la Menegolli & Zenti (di Solto Collina). La coltivazione di queste cave avveniva principalmente con uso di esplosivi (dato che si produceva per lo più materiale granulare, spesso usato per conglomerati da pavimentazione), anche se presso la cava del Cerreto (Lozio) è documentato l'impiego del filo elicoidale.
La stagione camuna del nero venato ha avuto vita breve: giusto una parentesi di illusioni cullate tra gli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento. L'attività d'estrazione e lavorazione ha infatti promesso molto, ma mantenuto poco... rapita dalla lucentezza di questa pietra scura - una volta lavorata ci si può addirittura specchiare! - e dai guadagni ad essa legati, la maestranza che ci ha investito è finita con il perderne di vista i difetti. Il nero venato è sì di qualità, ma si presenta anche vulnerabile al freddo e alla luce del sole. Ecco allora che le nefaste congiunture del mercato hanno stroncato l'idillio praticamente sul nascere: la concorrenza della ceramica ha dato infine il colpo di grazia alla produzione di questa singola pietra locale, unica per colore e caratteristiche, ma non abbastanza redditizia.
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Cercare storie di cave e scalpellini significa anche inseguire curiosi aneddoti, date e pagine di documenti tra archivi locali e remoti. La ricerca storica del progetto LA MEMORIA DELLE PIETRE - a cura di Alberto Bianchi - ha consultato svariate fonti, portando alla luce diverse tipologie di materiali: dalle fotografie d'epoca alle mappe, dalle illustrazioni a tema alle carte di amministrazioni e regni che furono... Un'interessante selezione di tale immenso patrimonio di memoria collettiva viene quindi restituita in questa pagina, fornendo un ulteriore livello d'approfondimento e consultazione dei contenuti relativi al nero venato.
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