• Marmo Bianco

    Nota e impiegata anche in Epoca Romana, questa pietra brilla nelle memorie dell'alta valle, dove a metà del secolo scorso si è spenta la stagione delle due cave principali, ammantatesi poi della polvere degli anni.

    • Marmo bianco
    • Marmo bianco
    • Marmo bianco
    • Marmo bianco
  • Marmo Bianco: la materia

    Il marmo deriva dalla trasformazione (detta "metamorfismo") di calcari e dolomie, rocce sedimentarie formate da cristalli generalmente microscopici di calcite e carbonato di calcio (nel caso dei calcari) e di dolomite, carbonato di calcio e magnesio (nel caso delle dolomie). Tale trasformazione si verifica a causa di variazioni di pressione e di temperatura della roccia. In Valle Camonica le cave di marmo bianco si trovavano principalmente nella zona di Vezza d’Oglio e in Val Cané, impostate in corrispondenza delle lenti di marmo contenute nei paragneiss biotitici della falda Ortles-Campo, nel dominio Austroalpino; le lenti si presentano più o meno continue ed orientate parallelamente alla scistosità delle rocce adiacenti, subverticali e con direzione NE-SO; il loro spessore varia da pochi a qualche decina di metri e presentano spesso vistose pieghe. Altri marmi sono stati oggetto di "coltivazione" in area camuna, come ad esempio quelli derivati da calcari marnosi, nei pressi della Località Case Servil a Braone (nota per i bei cristalli di vesuvianite verde e di granato grossularia arancione che si trovano nei calcefiri).

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  • Marmo Bianco
  • Marmo Bianco: la storia

    Il marmo bianco di Vezza d’Oglio e di Cané (Vione) è ritenuto essere pietra in uso sin dall'Epoca Romana, ma le prime menzioni storiche risalgono all’inizio del Seicento, nel "Catastico" di Giovanni da Lezze; dopo il 1666 è documentata anche la presenza di vari cavatori presenti presso la Località Borom (detta anche Corno di Rovaja), che nel 1682 venne assegnata a Pietro Silva (originario della Valle d'Intelvi e primo imprenditore locale nell’ambito dell’estrazione della pietra), che sarebbe però morto in rovina. La cava deve essere stata poi sfruttata per anni senza concessione e probabilmente gestita da persone del posto, ma con la metà del Settecento entrò sul campo Carlo Rusca, che prese diversi incarichi di riedificazione presso chiese camune. Circa un secolo dopo, affidata ad una società francese con l’obbligo di impiegare manodopera locale e di consentire agli abitanti di cavare pietre per uso personale, la cava di Vezza rappresentò il primo tentativo di gestione industriale di sito estrattivo in Valle Camonica. Dalla fine del XIX secolo al 1965 (anno in cui cessarono le attività), le notizie della cava si fanno più numerose, si intrecciano con quelle relative alla cava di Cané e vedono diverse ditte avvicendarsi nella gestione. Le vicende delle cave sono rimaste impresse nella memoria locale anche per via delle frane e degli incidenti susseguitisi nel corso del Novecento.

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Marmo bianco: i testimoni

Dal racconto dei testimoni dell’alta Valle Camonica, il marmo bianco si delinea quale pietra bella, raffinata, intrisa di delicatezza. Si trattava infatti di un materiale pressoché “anomalo” nel contesto di quei luoghi e di quei tempi, dove le montagne e la gente ne avvertivano l’unicità. Ciò nonostante, il marmo bianco camuno non poteva competere commercialmente con i marmi toscani o veronesi… eppure ci fu una stagione in cui questa pietra pregiata seppe dare alla valle e ai suoi abitanti la dolce illusione che anche qui si potesse cavare ricchezza dalle rocce del posto.

    • R. Conforti: Marmo Bianco Vezza d'Oglio
    • R. Conforti: Quando lavoravo al Borom
    • Video Marmo Bianco
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    • La giornata tipo al Borom,
      raccontata da Rocco Conforti

    • Il primo giorno al Borom
      e la vita dopo la cava del Signor Conforti

    • Due tipi di marmo e le precarie condizioni
      di lavoro raccontate da Conforti

  • Marmo Bianco: i documenti

    Cercare storie di cave e scalpellini significa anche inseguire curiosi aneddoti, date e pagine di documenti tra archivi locali e remoti. La ricerca storica del progetto LA MEMORIA DELLE PIETRE - a cura di Alberto Bianchi - ha consultato svariate fonti, portando alla luce diverse tipologie di materiali: dalle fotografie d’epoca alle mappe, dalle illustrazioni a tema alle carte di amministrazioni e regni che furono...
    Un’interessante selezione di tale immenso patrimonio di memoria collettiva viene quindi restituita in questa pagina, fornendo un ulteriore livello d’approfondimento e consultazione dei contenuti relativi al marmo bianco.

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